Erronea condotta medica in occasione di un intervento chirurgico per applicazione di stent (per stenosi asintomatica della carotide interna sinistra) e assenza del consenso informato del paziente prima dell’operazione
Lo Studio è riuscito a far ottenere la somma di euro 230.000 agli eredi di un signore 75 enne deceduto in seguito ad un intervento chirurgico per applicazione di stent per stenosi asintomatica della carotide interna sinistra.
La vicenda clinica
In seguito all’applicazione di stent per stenosi asintomatica della carotide interna sinistra, il signore manifestava, sin da subito, stato confusionale ed emisindrome destra e veniva dunque sottoposto ad angio TAC la quale documentava trombosi dello stent.
Il paziente veniva pertanto portato in sala operatoria per rimozione dello stent, trombectomia e trattamento con urochinasi.
Durante l’atto operatorio si creava una lesione vascolare che determinava una massiva emorragia cerebrale; la TAC encefalo documentava anche stravaso di mezzo di contrasto iodato e presenza di alcune bolle aeree.
A causa della grave complicanza il signore decedeva.
Gli eredi del deceduto, non riuscendo a spiegarsi la causa che aveva condotto il padre al decesso (esito peraltro assolutamente inaspettato, non previsto, né comunicato dai sanitari come conseguenza prevedibile), decidevano di rivolgersi ad un medico legale di fiducia affinché valutasse la documentazione medica ottenuta dall’Ospedale.
I vizi dell’operato dei sanitari evidenziati dal medico legale
Il medico legale, in seguito alla perizia, evidenziava come vi fossero “una serie di fattori e di comportamenti non idonei che hanno concorso nel determinare il decesso del paziente”.
In particolare, il perito riscontrava come si fosse verificato sin da subito un problema, ovverosia la trombosi acuta massiva dello stent che determinava emi sindrome destra (in questa fase il paziente aveva insulto ischemico).
Inoltre, il medico legale evidenziava come durante il secondo intervento si fosse creata una pervietà della parete vascolare, avvalorata dalla presenza di mezzo di contrasto e di bolle di aria evidenziate dalla angio TAC, nel contesto di una massiva emorragia cerebrale che poi determinava il decesso.
Sempre secondo le valutazioni della consulente di parte, risultava, inoltre, sotto dosata la terapia antiaggregante preoperatoria, verosimile causa di quella trombosi che si è verificata nell’immediato post-operatorio (applicazione dello stent).
Infine, vi fu la totale mancanza del consenso informato del paziente prima dell’operazione, consenso informato il quale costituisce legittimazione e fondamento del trattamento sanitario in assenza del quale l’intervento del medico è, salvo casi eccezionali, sicuramente illecito, anche quando sia nell’interesse del paziente.
L’intervento dello Studio: fase processuale e successiva risoluzione in via transattiva della vicenda
Gli eredi, forti dell’esito della perizia del medico legale, citavano in giudizio l’Azienda Ospedaliera al fine di sentirla condannare al risarcimento di tutti i danni occorsi in conseguenza al presunto errore medico che determinò la morte del parente.
Successivamente all’instaurazione del giudizio iniziava ad emergere la disponibilità delle parti di risolvere in via stragiudiziale la lite e, in seguito a lunghe trattative compiute dallo Studio, si arrivava al riconoscimento di euro 230.000 a tacitazione di ogni pretesa degli eredi.
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